DEMOLIAMO LUOGHI COMUNI

mercoledì 8 aprile 2015

Cosa abbiamo fatto per meritarci Diego Fusaro?

Ogni icona, anche piccola, merita il suo carico di satira. Diego Fusaro è indubbiamente una piccola icona, e questo è un pezzo di satira particolarmente penetrante.
L'autore ci offre una divertente decostruzione della figura mediatica di Fusaro. Prima che un intellettuale infatti, Fusaro è un giovane di successo, un'autentica vedette. Nell'odierna società dello spettacolo* ogni gusto e tendenza (la massoneria, gli amanti dello yoga, gli appassionati di flag football) ha diritto ad una propria nicchia spettacolistica all'interno della quale operano le piccole star che fanno da riferimento a quel piccolo mondo. Fusaro è una star dell'Antisistema.
Sugli aspetti macchiettistici del personaggio, e sulla sua auto-promozione in termini di marketing, non posso che rimandare al pezzo linkato in apertura. Vorrei però dire due parole sul pensiero di Fusaro, ammesso che in questo caso pensiero e marketing siano distinguibili. 
Se davvero il fine della giovane vedette è costruire un "nuovo senso comune" che faccia da base ad un "fronte trasversale anticapitalista", chi abbia una minima frequentazione degli scritti del Nostro e soprattutto di quelli Preve sa che quel "senso comune" altro non è che il vecchio ordine sociale borghese.
Fusaro si appropria di una parte in grado di toccare una o più corde dell'animo di ciascuno di noi: quella di chi denuncia i mali del nuovo e predica il ritorno ai valori dell'antico. La critica principale (se non l'unica) che il Nostro rivolge al capitalismo è di aver sconvolto il vecchio ordine sociale borghese, fatto di equilibrio, misura e certezze. In quest'ottica Marx viene rielaborato come filosofo integralmente idealista, hegeliano, conservatore e, in ultima analisi, borghese. Chi ha dei dubbi si legga i testi di Fusaro, o anche solo quelli di Preve, che sono scritti meglio e si trovano gratis su internet. Al capitalismo viene contestata la corrosione degli istituti della Famiglia, dello Stato, della Nazione, della Religione, della Scuola (intesa nel senso di educazione all'autorità). E' perciò perfettamente naturale che Fusaro contrasti aspramente l'espansione dei "nuovi diritti" (anzitutto civili), tuoni contro l'insegnamento in inglese nell'università, e assuma posizioni sull'immigrazione assimilabili a quelle dei partiti xenofobi. Quel che ci critica del capitalismo, in altre parole, è il suo (presunto) portato di modernità; non la sofferenza che infligge ai singoli e alle masse, né nessun'altra ragione.

Il senso comune a cui allude Fusaro è un senso comune reazionario; e qui sta forse la chiave intepretativa del personaggio. Poiché il senso comune reazionario è, in realtà, assai diffuso nella società, Fusaro potrebbe ergersi a interprete di questo sentimento (probabilmente) maggioritario; ma la sua esigenza di mantenere un successo di immagine e pubblico presso l'Antisistema lo costringe a utilizzare concetti e toni troppo radicali per la platea mainstream.

Ha qualcosa di vagamente "anticapitalista" questo discorso? Neanche per idea.
L'anticapitalismo, se significa qualcosa, è il tratto unificante delle esperienze di lotta per l'emancipazione e contro l'asservimento a cui conducono i rapporti sociali capitalistici. Non si lotta contro il capitalismo tanto per farlo, ma per affermare qualcosa che ha un valore concreto. Questi valori sono, tipicamente, la libertà e la dignità umana. La lotta per la libertà e la dignità accomuna tanto chi lotta per il salario quanto chi lotta per l'affermazione dei propri diritti civili. Il capitalismo non fa, e non ha mai fatto, nulla per la promozione dei diritti civili, che invece sono stati conquistati al prezzo di dure lotte, arginate dalle medesime forze che presiedono al mantenimento dei rapporti di produzione capitalistici. Del resto, solo un provinciale potrebbe individuare nella promozione dei diritti civili e nel superamento delle vecchie istitutuzioni "patriarcali" un tratto necessario dello sviluppo capitalistico: nell'ambito di un mondo completamente e integralmente dominato dalle logiche del mercato, i diritti civili sono protetti solamente in una sezione del globo, l'occidente. Gli stati del Golfo Persico, ad esempio, sono all'avanguardia dello sviluppo capitalistico contemporaneo, ma presso di loro nessuno dei vecchi valori patriarcali ha subito il minimo appannamento. Chi poi volesse alzare lo sguardo, noterebbe che in giro per il mondo (in Russia, in India, in Turchia, in Iran) si sviluppano regimi che coniugano perfettamente promozione del neoliberismo e soppressione delle libertà civili e "intime".  

Chi presenta gli elementi costitutivi di un programma politico reazionario, indicandone una natura anticapitalista, non fa altro che aggiungere confusione alla confusione, mistificazione alla mistificazione. Fusaro continuerà a farlo, perché l'Antisistema continuerà a eleggerlo a propria vedette e icona. E forse è proprio questo il motivo per cui ce lo meritiamo.



*naturalmente uso l'espressione società dello spettacolo in senso generico e volgare, e non nel preciso significato che vi ha attribuito Guy Debord.