DEMOLIAMO LUOGHI COMUNI

martedì 21 aprile 2015

Allegria di naufragi

L'ottimo Mazzetta, su Twitter, ha trovato un campionario dei commenti più disgustosi alla grande carneficina del Canale di Sicilia. Eccoli:



Non bisogna mai dimenticare che l'Apartheid, il segregazionismo USA, i vari fascismi conobbero un sostegno di massa. Così è anche per la mattanza dei migranti africani.
In un mondo più giusto, queste persone andrebbero messe su un apposito barcone e lasciate alla deriva. Nel mondo in cui realmente viviamo, queste persone votano. Ed è proprio questa la ragione principale dell'impossibilità di risolvere il problema dell'immigrazione.

Cerchiamo di ragionare.

Per risolvere il problema, ci sono due vie, alternative tra loro. La prima è quella del blocco navale, naturalmente sponsorizzata dai Nazisti dell'Illinois, ma anche da Renzi, il quale, ricordiamolo, è responsabile del passaggio da Mare Nostrum a Triton, ovvero del taglio dei due terzi delle risorse destinare al soccorso in mare dei migranti. Questa proposta, ovviamente, non può aver alcun riflesso pratico finché non si è disposti a sparare sulle imbarcazioni dei migranti; per la banale ragione che quelli non si fermano. Occorrerebbe pertanto un pattugliamento costante (e costoso) delle coste libiche e tunisine, composto da unità pronte ad annientare le imbarcazioni che tentano di forzare il blocco. Al decimo affondamento è presumibile che i migranti si scoraggino, e che smettano di tentare la fortuna sui barconi.
Naturalmente questa via è del tutto impercorribile. Nessun politico, militare o funzionario si assumerebbe mai la responsabilità di simili crimini contro l'umanità. Tali crimini sono però l'elemento che darebbe effettività al blocco navale. In ultima analisi, non ci sarà alcun blocco navale: chi ve ne parla spacciandolo per soluzione è un cialtrone e/o un ipocrita.

L'altra soluzione è quella di approntare una linea di traghetti tra le coste libiche e un qualche porto siciliano. Questa proposta, assai meno paradossale di quel che appare, è stata avanzata da alcuni studiosi seri del fenomeno, e implicherebbe numerosi vantaggi: impedirebbe le stragi, stroncherebbe le organizzazioni criminali (i migranti pagherebbero alla linea di traghetti il biglietto che ora pagano agli scafisti), farebbe risparmiare fior di quattrini alla marina militare, permetterebbe un controllo preventivo, anche sotto il profilo sanitario, delle persone che intendono migrare in Italia. In una battuta: se la Tirrenia avesse cominciato a fare questo tipo di operazioni dieci anni fa, oggi non avrebbe i conti in rosso, e si sarebbero salvate molte migliaia di vite umane.
Questa soluzione, tuttavia, implica altre iniziative, di notevolissima portata. L'afflusso di immigrati andrebbe regolato, gestito, organizzato. Al netto dei richiedenti asilo, andrebbe preparato un programma di avviamento al lavoro, vincolato al buon comportamento del soggetto e dotato di un termine; ad esempio, si potrebbe prevedere di concedere all'immigrato una permanenza, e un impiego, della durata di 5 o 10 anni. Si tratterebbe pertanto di un programma di lavoro garantito*. Il programma, tuttavia, non potrebbe includere solo gli immigrati, ma anche i cittadini italiani, pena un'intollerabile disparità di trattamento. 
Anche così facendo, occorrerebbe comunque cercare di limitare i numeri degli arrivi. Per farlo, sarebbe necessario prendere sul serio il leit-motiv di tutti gli xenofobi, aiutare gli stranieri a casa loro. Ma cosa può significare questa espressione? Se vogliamo darvi un senso, dobbiamo interpretarla nel senso che gli stati europei dovrebbero investire alcune decine di miliardi di euro l'anno nell'indutrializzazione (possibilmente compatibile con l'ecosistema) dei paesi dell'Africa sub-sahariana. Gli impieghi sarebbero innumerevoli: dall'introduzione di metodi moderni e meccanizzati per l'irrigazione dei suoi, all'introduzione di reti di servizi efficienti negli agglomerati urbani, all'installazione di centrali di produzione di energia rinnovabile (si pensi al solare); il tutto realizzabile da una forza lavoro retribuibile in misura trascurabile (per gli standard occidentali, non per quelli sub-sahariani: si pensi a stipendi da 100 euro al mese in Mali).

Come è evidente, le soluzioni sarebbero molteplici; il problema è che non sono praticabili. La Lega Nord, e tutti i partiti consimili, sarebbero favorevoli a che l'Europa investisse alcuni decimali del suo PIL** nei paesi da cui provengono gli immigrati? La risposta è prevedibile: un rotondo NO. "Aiutarli a casa loro" va bene come slogan per evitare di affrontare il problema, non come soluzione pratica.

La verità è che possiamo inventarci tutte le soluzioni più variopinte, ma che esse verranno tutte invariabilmente affondate dal feroce egoismo dei commentatori di cui sopra, che sono massa elettorale per soddisfare la quale si prodigano Salvini e Renzi, Berlusconi e Grillo (e Sarkozy-Merkel-Farage-Le Pen-Cameron-Rutte). Questo non è una questione che possiamo pensare di affrontare gratis, senza concedere qualcosa, senza fare alcun sacrificio (ampiamente ripagato nel lungo termine); senza mettere tra le premesse del problema la necessità di rispettare la dignità dei migranti, anche a costo di togliervi il principio della conservazione del quattrino con ogni mezzo.

Al prossimo affondamento.





*è il primo articolo in italiano che ho trovato sul lavoro garantito, non datemi del memmetaro.
** il quale, nel 2014, ha superato i 18400 miliardi di euro.